All’interno del complesso abbaziale di San Pietro a Perugia, scrigno di meraviglie quali la Cattedrale e la Galleria dei Tesori, è possibile passeggiare nell’arcano fascino dell’Orto Medievale.
Numerologia, simbologia, religione… tutto concorre a creare un’aura di intrigante mistero intorno a questo “hortus conclusus” progettato sulla base della cultura medievale e le concezioni benedettine, orto che fu realizzato dal prof. Menghini dove un tempo sorgeva l’orto botanico (ora in altra sede), in occasione delle celebrazioni dei cento anni della Facoltà di Agraria.
Passeggiare nell’orto significa percorrere la via dell’uomo verso la salvezza, attraverso il peccato e la penitenza, fino a raggiungere il dono assoluto del Paradiso e della vita eterna.
L’itinerario inizia con un’aiuola di forma circolare (il cerchio è simbolo di perfezione) al centro della quale una grande magnolia grandiflora rappresenta l’albero cosmico.
A questa prima aiuola ne segue un’altra di forma ellittica, a simboleggiare l’uovo cosmico primordiale da cui ha origine della vita: è la rappresentazione del giardino dell’Eden, il paradiso terrestre, condizione di perfezione donata da Dio all’uomo. Numerosi sono i richiami alla numerologia con il ripetersi del numero quattro: quattro sono i quadranti dell’aiuola e ciò che la contorna, ciascuno dedicato ad un elemento: Acqua, Fuoco, Terra ed Aria: sulle rispettive aiuole sono visibili, rappresentati con il bosso, i segni zodiacali (dodici, quindi 4 moltiplicato 3, il numero perfetto) di appartenenza e le piante ad essi collegate. Si riteneva infatti, che ad ogni segno zodiacale, quindi ad ogni persona appartenente ad un determinato segno, corrispondessero piante dagli effetti particolarmente efficaci. Una curiosità: ognuna di queste piante è stata citata almeno una volta nella Bibbia.
Al centro dell’aiuola un ulivo di 300 anni rappresenta l’albero della luce e della scienza (con l’olio prodotto con i suoi frutti si alimentavano le lucerne, quindi era ritenuto un albero portatore di luce) dal quale si dipartono quattro piccole fonti simbolo dei quattro liquidi che nutrivano (e nutrono) l’umanità: acqua, latte, miele e vino.
Si raggiunge poi un albero di fico, la pianta del Bene e del Male, e la palma, considerata albero della perfezione, prima di precipitare nel Bosco Sacro: il cipresso, slanciato verso l’alto era considerato l’albero della vita spirituale, un collegamento tra la terra e la divinità, il caco selvatico, chiamato albero di sant’Andrea perché si ritiene che con il suo legno fosse stata realizzata la croce del suo martirio. Un quercus ilex è anche chiamato l’albero della croce. Il bosco sacro (o selva oscura) simboleggia il periodo del peccato ma anche il momento dell’espiazione che conduce alla redenzione, quindi alla zona seguente.
Si giunge quindi all’Hortus Sanitatis o Giardino dei Semplici, dove sono collocate una serie di piante medicinali, indicate dall’antichissima Teoria delle Signature e dalla Teoria degli Umori di Galeno, ritenuta valida fino al 1700. La coltura delle piante medicinali era seguita da un monaco con specifiche funzioni sanitarie, che, sulla base delle sue conoscenze, oltre a coltivare le piante si occupava di curare i monaci o i pellegrini di passaggio bisognosi di cure.
Accanto al giardino dei semplici si trova l’Hortus Holerorum, ovvero l’orto delle piante aromatiche e alimentari.
Un grande pino adagiato sul muro di cinta è l’albero di mago Merlino, chiamato così perché si crede che il famoso mago abbia abitato una casa costruita su di un pino.
Si prosegue salendo al Podium, dal quale si gode una meravigliosa vista che raccoglie in un abbraccio visivo Assisi e il Subasio, Spello e la Valle Umbra fino ai monti dell’Appenino Umbro-marchigiano.
Si riprende quindi il cammino tornando al punto di partenza, sono ancora visibili le vasche (attorniate dagli spalti del Theatrum) dove i monaci allevavano le carpe ad uso interno e per i pellegrini di passaggio.
Il Pomarium, frutteto, è un altro luogo dove forte è il richiamo alla numerologia, attraverso di essa viene rappresentata la perfezione della natura, sul pavimento è riprodotta la successione di Fibonacci, meravigliosamente rispettata dalle piante nella loro crescita.
Una frase palindroma “si siede is si non siede non is” esprime il concetto benedettino dell’azione che dà senso all’esistenza.
Un cippo ci ricorda che da qui passava la via francigena verso Roma, indicando la distanza tra questo luogo e la sede di San Pietro: l’arco medievale sotto il quale passiamo era infatti una porta attraversata dalla via che conduceva i pellegrini alla loro meta.
Il percorso prende in salita, chiamato Yddrasil a simboleggiare lo sforzo dell’uomo per raggiungere la salvezza: Yddrasil è ancora l’archtipo dell’albero-asse del mondo, le cui radici affondano nella terra ed i cui rami toccano il cielo a simboleggiare il mistero della verticalizzazione. La tensione verso l’alto ci permette di arrivare alla vasca delle ninfee o dell’ovulazione cosmogonica: la forma ovale, la presenza dell’acqua, sono tutti simboli che rimandano alla vita, allo stato originario, la presenza di questi fiori suggerisce la vita prolifica non contaminata, con il candore dei loro petali che si aprono al sole.
di Benedetta Tintillini